Scuola Arti e Mestieri “Il paesaggio in trasparenza.
Arte e Botanica nella Casina delle Civette”

la stanza delle civette

La Casina
delle civette

Pianta dell'edificio
e schede dei fiori

Stanze del pian terreno

Stanze del primo piano

La casina delle civette - Villa Torlonia


La Casina delle Civette e le sue decorazioni floreali: la storia

di Stefania Severi

Era il 1797 quando il Principe Giovanni Torlonia (1755-1829), fondatore della Banca Torlonia, acquistò, tra i vari fondi, la villa Colonna sulla via Nomentana, una villa che aveva già un Casino Nobile. Giovanni dette subito incarico a Giuseppe Valadier di trasformare il Casino in una elegante costruzione neoclassica e di edificare anche le scuderie. Provvide in oltre a comperare numerose opere d’arte, tra le quali circa 270 sculture acquistate dalla Famiglia Giustiniani. Fu il figlio Alessandro (1800-1886), acquistando anche un fondo limitrofo, a trasformare definitivamente la villa, pur lasciandone una parte ad uso agricolo. Diede incarico a vari architetti di occuparsi delle numerose costruzione ed a Giuseppe Jappelli di realizzare il parco. Lo Jappelli, all’epoca già celebre per tale tipo di imprese ed in particolare per la realizzazione di giardini all’inglese, creò, per il Torlonia, collinette, viali e vialetti e una Capanna Svizzera, a forma di L con corpo poligonale annesso, con mura esterne in mattoni e grosse pietre e balaustre e scale in rustico legno. La villa divenne, per successione, della figlia Anna Maria, sposata a Giulio Borghese, il quale, per dispensa di Pio IX, ottenne il cognome Torlonia per assicurare continuità alla dinastia. Anna Maria si limitò a mantenere la villa ed alla sua morte, nel 1901, le successe il primogenito Giovanni jr. (1873-1939).
Giovanni jr., tra il 1906 al 1920, provvide ad importanti lavori, tra i quali la trasformazione della Capanna Svizzera, prima in Villaggio Medioevale poi, definitivamente, nella Casina delle Civette. La prima trasformazione, con l’aggiunta, nella parte a Nord, di un corpo di fabbrica dove furono realizzati la hall ed altri ambienti, si deve all’architetto Enrico Gennari. Nel 1914 un basso edificio adibito a magazzino, poco distante dalla Casina, su progetto dell’architetto Venuto Venuti veniva innalzato e collegato con un terrazzo alla Casina, creando una dependance. Nel 1917 l’architetto Vincenzo Fasolo ampliò ulteriormente la Casina nella parte a Sud, con l’inserimento, tra l’altro, di un porticato a volta. Intanto la costruzione si stava trasformando definitivamente, grazie anche alle ricchissime decorazioni progettate da Fasolo, in Casina delle Civette. La Casina si distinse subito anche per le vetrate policrome che il Principe amava particolarmente, tanto da farle inserire in tutte le costruzioni da lui fatte realizzare. Le vetrate della Casina furono affidate al Laboratorio Picchiarini su cartoni dello stesso Cesare Picchiarini (scheda 1), fondatore del Laboratorio, di Duilio Cambelotti (scheda 2), di Paolo Paschetto (scheda 3) e dell’architetto Vincenzo Fasolo (scheda 4).

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